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Figure professionali: gestore del portafoglio, impiegato di banca ed esperto di investimenti

Il gestore, l’impiegato di banca e l’esperto: altre figure in relazione con l’investitore.

Il gestore

Istituzionalmente si occupa di “gestire” ossia di scegliere ( stock picking) azioni, obbligazioni ed i prodotti finanziari in genere, per negoziarli nel momento ritenuto il più adatto (timing), nell’ambito del mandato ricevuto dall’investitore o dal fondo.

Con la scelta della linea di gestione, nel caso di una gestione patrimoniale e con i limiti dichiarati nel prospetto, nel caso della gestione di un fondo, si identificano una strategia vincolante ed un benchmark, esercitando la propria professionalità utilizzando la tattica necessaria e più adatta al raggiungimento del risultato ricercato: battere il benchmark.

Salvo diverso obiettivo, ad esempio, nei fondi a gestione passiva. Il gestore raramente ha contatti con il cliente tranne nel caso di gestione patrimoniale personalizzata (rara e dedicata a patrimoni piuttosto consistenti).
Nella GPM, il gestore provvede ad amministrare in modo completo il patrimonio affidatogli. Nel fondo comune, il gestore provvede ad amministrare esclusivamente il proprio fondo, rimane quindi all’i. stesso il compito dell’allocazione del portafoglio.

Il gestore normalmente si aggiorna dalle numerose informazioni fornite dagli analisti, dalla reportistica specializzata, dai notiziari, dalla lettura dei dati di borsa in tempo reale.

A volte adottano tecniche di gestione profondamente dissimili, per perseguire le varie strategie proposte nei prospetti dei fondi o concordate con il cliente della gestione patrimoniale.

Tra la gestione di un fondo e la gestione una GPM (gestione patrimoniale in strumenti mobiliari), la differenza è disegnata dalla differenza di rigidità contrattuale. Ad es il gestore di un fondo comune dedicato al Giappone, comunque vada il mercato giapponese, potrà operare esclusivamente su tale mercato (rigidità contrattuale)

Al contrario il gestore di GPM potrà abbandonare, a suo giudizio, i mercati ritenuti non profittevoli, o ritornarvi in qualsiasi momento, operando scelte molto più ampie, articolate e flessibili, amministrando in modo completo il patrimonio affidatogli.

L’impiegato di banca ufficio titoli

L’abitudine di considerare l’impiegato di banca qualificato a dare consigli sulla scelta di strumenti finanziari e sulla tempistica di negoziazione, ha instaurato una distorsione nell’individuazione delle figure del gestore, del promotore, e dell’impiegato ai titoli, confondendole.

L’impiegato di banca non ha le stesse qualifiche del promotore finanziario: infatti non è un promotore (se non ha le necessarie credenziali di legge), non è un gestore e non è un consulente indipendente.

In pratica però le sue mansioni sono più o meno quelle del promotore, mentre la sua responsabilità, nei confronti del cliente è praticamente inesistente.

Niente abilitazione, niente codice deontologico, niente albo, niente controllo Consob.

Questo genera una inevitabile maggior discrezionalità: nessun limite all’attività di consulenza, mano libera sul collocamento dei prodotti della banca, senza QUASI nessun conflitto di competenza.

L’esperto

Quello che sa tutto del mercato, che ne conosce le pulsazioni, i fatti e i misfatti, il noto e i segreti, i fatti e le trame: quello è l’esperto. E’ il padrone della “dritta” vincente o della notizia riservata, di cui dispone in virtù di amicizie ineffabili e misteriose: non avendo una specifica mansione istituzionalizzata nell’ambito finanziario, può essere, indifferentemente, un vicino di casa, un conoscente o un amico “esperto” di finanza.

Quando si chiede un supporto professionale, è opportuno scegliere la figura appropriata, anche se non è detto che alla figura siano sicuramente collegate una proporzionata qualità umana e una adeguata levatura morale: sarà, e come sempre dev’essere, l’individuo a fare una valutazione.

L’interazione con i mercati finanziari, per quanto possa essere basata su corretti parametri tecnici e su interventi professionali corretti e competenti, non può garantire con certezza un certo volume di sviluppo, ma tutt’al più prevedere, con una ragionevole approssimazione, una linea di contenimento di perdita: fare meglio del mercato è l’obiettivo della gestione attiva.